domenica 29 marzo 2015

Arteterapeuta e paziente.

Secondo Edith Kramer
"Gli arteterapeuti dovrebbero essere degli artisti o delle persone che hanno lavorato intensamente e con gioia e dunque, al di là della capacità necessaria, che conoscano il piacere duraturo nell'uso dei materiali d’arte, ingrediente ricco e meraviglioso di cui l'arte è composta, esperienza che è assolutamente essenziale per condurre delle sessioni di arteterapia e per ispirare gli altri a produrre. Gli arteterapeuti devono essere capaci di interessarsi non a introdurre artisti all'arte, ma persone capaci di accettare l'aborto, il bizzarro, il patologico senza perdersi...".



Il viaggio dell’arteterapia non avviene in completa solitudine, ma avviene in una relazione tra il terapeuta e il paziente: la propria creazione viene osservata e discussa.


L’arteterapeuta deve saper accogliere, legittimare, amplificare i messaggi dell’altro con parole, disegni, proposte e per fare questo deve avere una sensibilità estetica così da poter cogliere il significativo, il comunicativo non la bellezza o il piacevole; in altri termini non ci si appoggia e non esistono criteri di bellezza, quello che è importante è la comprensione, l’accettazione e la contemplazione di ciò che il paziente intende comunicare con la propria opera la quale non va interpretata perchè il significato che essa ha è privato, intimo, personale, privato e va ricercato attraverso il colloquio, cosicché sia il paziente stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione.



Il paziente utilizza tecniche e materiali che gli permettono di esprimere, plasmare e dare una forma o, per meglio dire, un'identità precisa al problema che l’ha portato in terapia; il terapeuta aiuta il paziente e, grazie ad esso, è possibile raggiungere una nuova visione delle difficoltà, un’intuizione, un insight che lo avvicini alla risoluzione. Compito dell’arteterapeuta è quello di saper accogliere, legittimare, amplificare i messaggi del paziente con parole, disegni e proposte e, come già affermato prima, per fare ciò deve avere una sensibilità estetica che colga il significativo e non la bellezza.

sabato 21 marzo 2015

Fare arte!

In che modo il fare arte (e non il rapportarsi ad un prodotto artistico), può diventare momento di cura e terapia? 

Ci sono delle caratteristiche costitutive del fare arte che rendono l’impegnarsi in questa attività di per sé terapeutica. È stato dimostrato che quando una persona è impegnata nell’attività creativa riceve diverse sollecitazioni a livello fisico, intellettuale ed emozionale che portano a cambiamenti organici e psicologici che favoriscono i processi di guarigione. L’arteterapia unisce la guida competente dell’arteterapeuta, che deve saper utilizzare al meglio gli strumenti, adattandoli via via alle persone e alle situazioni, e amplificando determinati aspetti piuttosto che altri a seconda degli obiettivi prefissati. (leggi il post successivo intitolato "Arteterapeuta e paziente.")






Fare arte riprende quelle che sono le modalità di conoscenza e azione del mondo che fanno parte del bambino e infatti, come nel gioco infantile, vi è piena presenza e pieno coinvolgimento verso ciò che si sta vivendo; c'è la possibilità e lo stimolo di prendere confidenza e sperimentarsi in ciò che propone la realtà a partire dalle proprie potenzialità, per di più divertendosi non con fatica o con ansia (sono due elementi che di solito presenta l’adulto quando deve ricercare soluzioni o prendere decisioni e spesso lo portano ad automatismi e comportamenti fissi e ripetitivi che sono più comodi e rassicuranti ma anche, appunto, non in evoluzione perché fissi. In questo senso l’arteterapia, oltre ad essere un mezzo elettivo per “lavorare” con i bambini, consente l'ampliamento degli schemi abituali con i quali l’adulto vede e si relaziona alla realtà interna/esterna, e lo stimola a prendersi la libertà di individuare, contattare e sperimentare tulle le potenzialità nascoste, non espresse, sia dentro che fuori di lui. 



Fare arte coinvolge la persona nella sua totalità mente-corpo perché l'attività creativa richiede non solo un impegno intellettivo e cognitivo (immaginazione e ideazione del 'prodotto artistico'), ma anche un impegno percettivo, sensoriale e motorio legato alla produzione artistica in senso stretto. Le tecniche legate all’arteterapia hanno quindi la funzione di mettere in miglior comunicazione mente e corpo e di far in modo che vi sia un rapporto più fluido, equilibrato quindi più sano, tra queste due nostre inscindibili parti che troppo
spesso li separiamo.



CERVELLO: i due emisferi e la loro dominanza.
Rispetto al cervello, ritengo importante dedicare uno spazio per approfondire il tema dell'arteterapia.


CERVELLO ed EMISFERI
È l'organo principale del sistema nervoso centrale; riceve stimoli ed è sottoposto a diverse esperienze e, grazie a questi due aspetti, l'organo si evolve perciò si può parlare di cervello ''plastico'', una struttura dinamica.
La sua parte anteriore è divisa in due emisferi, emisfero destro ed emisfero sinistro, i quali, secondo numerosi studi, presentano significative differenze funzionali e diverse specializzazioni tutte importanti per realizzare i processi cognitivi, infatti nello specifico:

  • emisfero sinistro: può essere definito come cervello ingegnere. Ha ruolo dominante nei processi linguistici scritti ed orali (leggere, scrivere, parlare) e ciò potrebbe far pensare erroneamente che questa parte del cervello abbia funzioni più importanti o "elevate" rispetto all'emisfero destro; inoltre è maggiormente competente nei processi sequenziali e nella percezione-gestione degli eventi che si susseguono nel tempo (concatenazione logica del pensiero), quindi è la parte maggiormente qualificata nella percezione analitica della realtà

  • emisfero destro: può essere definito come cervello poeta. È maggiormente specializzato nell'elaborazione visiva e nella percezione delle immagini (disegnare, guardare un'immagine), nella loro organizzazione spaziale e nell'interpretazione emotiva, in altri termini al cervello poeta spetta la percezione globale e complessiva degli stimoli (capacità di percepire in modo globale un quadro, una mappa o un insieme di immagini, cogliendo i rapporti che ci sono tra gli elementi che li compongono).



DOMINANZA
Un emisfero domina sull'altro quando svolge processi e funzioni che l' emisfero opposto non è in grado di gestire in modo altrettanto competente. Il cervello non va comunque inteso come scisso in due parti a se stanti: cervello poetacervello ingegnere sono strettamente connessi tra loro, scambiano continuamente tra di loro informazioni e la comunicazione tra loro è resa possibile da un grosso fascio di fibre nervose (corpo calloso,) che permette al cervello di integrare le elaborazioni delle varie aree.
La dominanza varia anche in base allo scopo, cioè nella pratica, nessuno utilizza sempre e solo funzioni appartenenti all'uno o all'altro emisfero; il cervello umano sfrutta entrambi gli emisferi, anche se, a seconda delle varie situazioni, vengono predilette modalità analitiche piuttosto che emotive e globali. È importante sottolineare il fatto che una stessa funzione mentale possa essere di competenza dell' emisfero sinistro o di quello destro a seconda di ciò che si vuole ottenere: per esempio i musicisti percepiscono la musica in due modi differenti: attiveranno l'emisfero sinistro se vogliono lasciarsi trasportare dal suono e verificarne l'armonia, mentre se vogliono analizzare la melodia da un punto di vista tecnico interverrà, in modo automatico, l'emisfero sinistro.
A causa di qualche evento, possono presentarsi delle lesioni a livello delle aree cerebrali. Nel caso di lesioni all'emisfero sinistro, le conseguenze che possono verificarsi sono la perdita della capacità di parlare o di comprendere il linguaggio, perciò la persona riconosce l'oggetto a livello visivo, lo sa usare, ma non è in grado di descriverlo o dargli un nome.
Nel caso, invece, di lesioni a carico dell' emisfero destro, il soggetto più non riconoscere i volti noti oppure oggetti conosciuti e la persona stessa potrebbe essere perfettamente in grado di spiegare verbalmente ciò che vede senza sapere minimamente di che cosa si tratti (può descrivere una pentola parlando della sua forma, della sua grandezza, del manico, del colore senza però riuscire a risalire alla sua utilità).

Rientrando nel discorso, Fare arte quindi, promuove l’attivazione dell’emisfero destro del cervello, che presiede appunto alle attività creative, alla fantasia, all’intuizione, alla comunicazione e ai segnali corporei (pensiero analogico). Nella nostra società contemporanea, e in particolar modo in quella occidentale, il pensiero analogico viene ritenuto di solito come meno importante rispetto al pensiero logico-razionale, dovuto invece all’attività dell’emisfero sinistro; invece necessitiamo dell’attività congiunta dei due emisferi del cervello per poterci adattare adeguatamente alla mutevole realtà. L’arteterapia dunque diviene un’importante opportunità per dedicare spazio e tempo, e dunque promuovere e potenziare, queste fondamentali capacità. 


Fare arte  significa ricorrere al linguaggio dei simboli, perciò disegnare, danzare, creare comportano un'attività nella quale tutti i nostri sensi vengono stimolati. L'utilizzo del linguaggio simbolico e non solo quello verbale, rende l'arteterapia un canale privilegiato rispetto alle altre forme di terapia. L'attività creativa/artistica, fa da mediatore nella relazione tra utente e terapeuta. Ciò che si vive e si prova emotivamente nel nostro intimo, lo si porta all'esterno riflettendolo nella produzione artistica, delineando perciò linee, tratti, colori, movimenti, nel tempo e nello spazio.
In conclusione fare arte vuol dire libera espressione del proprio mondo interiore, maggiore autoconsapevolezza e attivazione delle risorse creative.






mercoledì 11 marzo 2015

Forme d'arte.

Vengono utilizzate principalmente le seguenti forme d'arte:

IL DISEGNO E LA PITTURA
Vengono utilizzate in arteterapia per acquisire o potenziare la capacità di contattare le emozioni e rappresentarle in una dimensione fantastica attraverso la forma e il colore. Inoltre, richiedendo l’attivazione della coordinazione visuomotoria e la capacità di movimenti fini e precisi, comporta un giovamento anche da un punto di vista strettamente motorio. 

Disegno
Il disegno assume in arteterapia tre significati:
- significato ludico: per creare
- significato narrativo: per raccontare di sé
- significato conoscitivo: per porsi e rispondere a delle domande. 

Il disegno ha un valore proiettivo: permette di esplicitare i propri conflitti e le proprie ansie che, assumendo concretezza e divenendo finalmente qualcosa di esterno a sé, trovano finalmente il distacco necessario per poter essere affrontate in maniera meno ansiogena. Qualsiasi tipo di disegno contiene aspetti proiettivi che si ritrovano nel modo in cui viene utilizzato lo spazio (in questo caso il foglio), il tipo di tratto, e i colori utilizzati. 
Il disegno può inoltre essere utilizzato in arteterapia come strumento di analisi delle dinamiche di gruppo e del modo in cui ciascun soggetto interagisce nel gruppo: si propone, ad esempio, un disegno di gruppo in cui sia lo spazio (il foglio), che gli strumenti (colori, matite, etc.), che il tema sono unici per tutto il gruppo; potranno rendersi evidenti le dinamiche di potere all’interno del gruppo e le modalità che il gruppo elabora per la risoluzione degli eventuali conflitti, nonché il modo in cui ciascun membro si relaziona al gruppo, alle sue dinamiche di potere e al conflitto.

Pittura
Per quanto riguarda la pittura possono essere utilizzate tutti gli strumenti e tutte le tecniche pittoriche, come ad esempio i pennarelli, le tempere, gli acquarelli, i colori a dita, il collage e così via. Va tenuto presente che anche la scelta di un certo strumento ha un valore simbolico. Ad esempio i pennarelli, facili da usare e con un tratto nitido e definito, danno sicurezza, le tempere e, ancora di più, i colori a dita sporcano e richiedono un coinvolgimento maggiore (di solito non vengono usati da persone con tratti ossessivo-compulsivo); oppure il collage, che richiede un minor impegno creativo perché si tratta solo di assemblare, viene di solito scelto da persone che si sentono in qualche modo minacciati da un’attività creativa troppo libera. 
La scelta, invece, di usare più strumenti insieme, è indice di grande flessibilità ed è molto utile nello sviluppo del pensiero laterale, che esula dagli schemi classici. Anche il modo in cui i soggetti si avvicinano ed effettuano la scelta ci dice molto di loro.



L'USO DELLA SCRITTURA
L’uso della scrittura in arteterapia prende vari nomi (writing therapy, poetry therapy, bibliotherapy, eccetera) dipendentemente dalla tecnica principalmente usata, ma stanno tutti ad indicare l’uso intenzionale della scrittura come strumento terapeutico. La scrittura viene infatti usata in arteterapia in diversi modi, da scegliere ed adattare a seconda delle caratteristiche delle persone e degli obiettivi terapeutici. Si possono distinguere due modalità di scrittura:
1- modalità attivai soggetti vengono invitati a comporre dei brani poetici o letterari, in maniera libera o a partire da un tema o parole chiave indicati dal terapeuta. In questo caso la scrittura ha principalmente una funzione espressiva e rappresenta un’importante occasione per entrare in maggior contatto con sé stessi, raggiungere una maggiore autoconsapevolezza e nuovi, e spesso inaspettati, insight.
2- modalità passiva: richiede la lettura, secondo un’interpretazione personale, di brani già esistenti. In questo caso la funzione evocativa, e fa leva sui meccanismi di proiezione ed identificazione. L’utilizzo della scrittura è particolarmente indicato con persone molto razionali e che di solito hanno difficoltà a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni, in quanto tradurre in parole le proprie emozioni richiede proprio un lavoro di questo tipo.



LA DANZA
 anche per quanto riguarda l’uso della danza sono state elaborate diverse varianti (biodanza, danzaterapia, danza-movimento terapia), che condividono l’uso del movimento, con o senza musica, come principale strumento terapeutico. Il presupposto teorico su cui si basano queste forme di terapia, è quello in base al quale tensioni muscolari e modalità posturali e di movimento (uso dello spazio, tempi, ritmi, etc.) riflettono tensioni e modalità psicologiche; per cui, lavorare per prendere consapevolezza e sciogliere tali tensioni fisiche comporta l’entrare in contatto e il risolvere i blocchi emotivi e psicologici
La danza può essere vista come un dramma, in cui il linguaggio del corpo sostituisce quello verbale. L’obiettivo principale è mettersi in contatto con il proprio corpo e dare ascolto alle emozioni che vi albergano, ma i benefici dell’uso del movimento e della danza si estendono a più livelli:
- livello fisico: permette di ampliare il repertorio motorio e migliorare la coordinazione ed il tono muscolare;
- livello psicologico: si interviene sulle modalità di espressione di sé e sui livelli di adattamento alla realtà;
- livello sociale: si lavora sul modo di interagire con il gruppo e dunque sulle capacità comunicativo-relazionali.



LA MUSICA
In terapia si parla principalmente di musicoterapia. La musica rappresenta uno strumento molto potente soprattutto per la sua valenza evocativa e regressiva. Fare o ascoltare musica, infatti, attiva le zone ipotalamiche del cervello legate ai più antichi meccanismi di sopravvivenza, mentre il ritmo riporta al contatto con il ritmo cardiaco materno in fase intrauterina: la musica quindi introduce la persona in un’atmosfera psicologica dove la relazione con gli aspetti coscienti di sé si indebolisce permettendo di entrare in contatto con le parti più profonde della psiche.
La musica facilita il rilassamento sia fisico che mentale e migliora tutta una serie di funzioni fisiologiche, come la respirazione, il battito cardiaco e la pressione sanguigna. 


Anche la musica può essere usata in terapia in due forme:
1- forma attiva: cioè producendo musica con diversi strumenti (di solito le percussioni)
2- forma passiva: cioè lasciandosi cullare dalle note di brani musicali scelti dal terapeuta a seconda delle finalità terapeutiche.

Lo scopo è quello di aiutare il soggetto ad esplorare i vissuti emotivi derivati dal contatto con la musica e rielaborare le immagini e i ricordi suscitati.




IL TEATRO
L’idea che il teatro potesse avere effetti benefici e terapeutici, risale fino ad Aristotele e all’antica Grecia. Gli effetti benefici di cui parlava Aristotele, la catarsi che derivava dall’assistere ad una tragedia, erano però di tipo passivo, mentre in arteterapia le tecniche teatrali vengono utilizzate in maniera attiva, come e ai fini della terapia. 
La scoperta del teatro quale strumento terapeutico si deve principalmente a Moreno, ideatore dello psicodramma, ma dopo di lui è stata acquisita e sviluppata dai più svariati approcci terapeutici ed ha trovato largo impiego nei più diversi ambiti di applicazione. Psicodramma, teatroterapia, drammaterapia, playback theatre, etc, hanno tutti in comune l’utilizzo della drammatizzazione quale principale strumento terapeutico. Drammatizzare, e cioè tradurre in azione, permette infatti un accesso più diretto ai contenuti interni del soggetto, che potrà rivivere eventi del passato, elaborare e risolvere i conflitti riattualizzandoli, esplorare i propri “fantasmi” rendendoli concreti ed esterni a sé e quindi più accessibili e più facilmente modificabili o, ancora, sperimentarsi in situazioni nuove accrescendo così le proprie competenze e la conoscenza di sé. 


Le tecniche derivate dal teatro utilizzate in arteterapia sono molteplici e svariate anche perché il terapeuta le applica adattandole via via ai pazienti e alle situazioni e spesso arriva crearne di nuove. Oltre alla rappresentazione vera e propria e allo psicodramma, ci sono:
- i giochi teatrali: usati come “riscaldamento” del gruppo, e cioè per creare l’atmosfera necessaria ad un’espressione libera e spontanea di sé; 
- l’uso delle maschere: solitamente vengono fatte costruire e dipingere dagli stessi soggetti; 
- l’interpretazione di monologhi.



LA CINEMATOGRAFIA
Musatti (1950) è stato tra i primi ad approfondire gli aspetti e le funzioni psicologiche del guardare un film, segnalando l’analogia tra sogno e cinema: sia nei sogni che al cinema le immagini presentano un carattere di realtà pur non inserendosi nella realtà, rispondono ai bisogni immaginari e alle pulsioni più intime permettendone la soddisfazione allucinatoria, e sono sottoposte agli stessi processi intrapsichici: spostamento, proiezione, oblio, eccetera. 
La seduta cinematografica presenta una serie di caratteristiche che favoriscono un coinvolgimento così forte, come l’oscurità, il volume alto, la posizione rilassata, la passività. 



“La visione di un film modifica lo stato di coscienza  di una persona:
lo spettatore viene proiettato in una dimensione
spazio-temporale in cui esiste solo la storia rappresentata sullo schermo, che annulla, almeno temporaneamente , la realtà circostante. Questa nuova dimensione è in grado di suscitare emozioni, indurre alla riflessione su sé stessi e la propria esistenza, inviare spunti per un dialogo, che produrrà mutamenti in coloro che ne sono

coinvolti” (Fata, 2003)





Vengono coinvolti quindi dei meccanismi psicologici:
- identificazione: per cui una carenza o un bisogno interno vengono mitigati attraverso l’identificazione, appunto, delle emozioni e dei vissuti dei personaggi del film;
- proiezione: per cui si affrontano i conflitti interni o gli aspetti più spiacevoli di sé cogliendoli, come oggettivi, nei personaggi del film. 
Rendere consapevoli questi processi è importante a livello di crescita personale.
Anche in questa forma d'arte viene usata nelle due forme:
1- forma passiva: più vicina agli effetti catartici di cui parlava Aristotele;
2- forma attiva: e cioè coinvolgendo il gruppo sia nella stesura della sceneggiatura che nella produzione stessa del film, di cui, ovviamente, saranno i protagonisti.



Le arti possono essere ovviamente utilizzate anche in sinergia: i soggetti disegnano lasciandosi ispirare dalla musica, o rappresentano a livello teatrale o con la danza un certo brano poetico o musicale. Utilizzare insieme diversi registri sensoriali e comunicativi, o passare dall’uno all’altro può essere infatti molto utile per promuovere flessibilità e fluidità e affrontare gli stessi temi da una prospettiva diversa.


http://www.psicoterapia.it/rubriche/print.asp?cod=9023

martedì 3 marzo 2015

Che cos'è l'arteterapia?



“Ogni forma d’arte, di letteratura, di musica deve nascere nel sangue del nostro cuore . L’arte è il sangue del nostro cuore; io non credo in un’arte che non nasce dal desiderio dell’individuo di rivelarsi all’altro. Io non credo in un’arte che non nasce da una forza , spinta dal desiderio di un essere di aprire il suo cuore.” (Edvard Munch)


L'arteterapia può essere definita come una terapia psicologica o meglio: "L'insieme dei trattamenti terapeutici che utilizzano come principale strumento il ricorso all’espressione artistica allo scopo di promuovere la salute e favorire la guarigione, e si propone come una tecnica dai molteplici contesti applicativi, che vanno dalla terapia, alla riabilitazione e al miglioramento della qualità della vita”.
Si propone come una tecnica dai molteplici contesti applicativi, dalla terapia e la riabilitazione al miglioramento della qualità della vita della persona. L’Arteterapia presenta tecniche e materiali diversi che favoriscono la conoscenza di sé stessi e delle proprie potenzialità e rende possibile l’integrazione di tutte le risorse di cui disponiamo per poter vivere meglio. L’Arteterapia quindi svolge la funzione non solo di trattamento di malattie ma anche di trasformazione, evoluzione e crescita dell’individuo.

Le risorse che vengono utilizzate sono le potenzialità che ognuno di noi possiede, chi più chi meno, di elaborare il proprio vissuto e di esprimerlo attraverso la creatività; il termine educare (e-ducere) significa portar fuori e, nella pratica terapeutica e riabilitativa è inteso come portar fuori dal buio verso una maggiore conoscenza e consapevolezza.
Aspetto centrale dell’arteterapia non è il prodotto artistico finale, ma è il processo creativo in sé perciò è importante esprimersi, creare perché permette alla persona di accedere nella propria intimità conosciuta e sconosciuta, di contattare ed esprimere le emozioni più recondite e spesso inaspettate e di sperimentare e potenziare abilità spesso ignorate o inutilizzate.





L’arte ha valore per la sua capacità di perfezionare la mente e la sensibilità più che per i suoi prodotti finali” (Fred Gettings, 1966)

Naturalmente le impronte creative cioè i prodotti finali, possono svolgere altre importanti funzioni, innanzitutto rappresentano per la persona che ha creato una traccia di sé, la testimonianza della propria auto-affermazione e il ricordo delle esperienze vissute durante la sua produzione e quindi un punto di partenza per ulteriori riflessioni. Inoltre, dal momento in cui ciò che si crea è una rappresentazione simbolica del mondo interno del soggetto, per il terapeuta è uno strumento ricco e privilegiato per accedere all'interiorità del soggetto comprendendo aspetti importanti per la diagnosi.
L’arte permette un’espressione diretta, immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi che non passa attraverso l’intelletto: attraverso l'arteterapia si ricerca il benessere psicofisico esprimendo a livello artistico i pensieri, i vissuti e le emozioni. La persona si esprime attraverso le proprie potenzialità, elabora creativamente tutte quelle sensazioni che non si riescono a far emergere con le parole e nei contesti quotidiani. Grazie alla creatività l’immagine interna diventa immagine esterna, visibile e condivisibile e comunica all’altro il proprio mondo interiore emotivo e cognitivo.


Il bisogno di manifestare la propria interiorità ha fatto sempre parte dell'uomo fin dall'antichità. L'uomo di oggi presenta funzioni e capacità mentali sviluppate ed esprime sé stesso attraverso le parole, il ragionamento, l'astratto, i concetti. Ci sono persone che però non usano il linguaggio verbale, che hanno difficoltà cognitive, relazionali e quindi attraverso l'arteterapia può esprimere sé stesso (il movimento, i suoni, il colore, le forme, i disegni).

Attraverso l'arteterapia si effettua un viaggio verso la consapevolezza che parte dal dolore e raggiunge la calma ed il benessere interiore; durante l'atto creativo, mentre si attua una distanza dal proprio Io sofferente, può accadere, che s’insinui il tentativo di fare intervenire la propria sensibilità estetica nel processo. Per cui la mente si allontana dalle emozioni negative per impegnarsi ludicamente ed intellettualmente sul fronte estetico-espressivo. 


Secondo D.M. Winnicott
“il gioco e l'arte sono libere manifestazioni della pulsione vitale” e poiché “l'accettazione della realtà è un compito che non ha mai fine nell'arco della vita e nessun uomo riesce a liberarsi del tutto dalla tensione che gli suscita la propria realtà interiore in relazione con quella esterna a sé, l'arte offre un'area intermedia di esperienza che allevia questa tensione…”.


http://www.artecometerapia.it/arteterapia/cosa_arteterapia.asp