domenica 29 marzo 2015

Arteterapeuta e paziente.

Secondo Edith Kramer
"Gli arteterapeuti dovrebbero essere degli artisti o delle persone che hanno lavorato intensamente e con gioia e dunque, al di là della capacità necessaria, che conoscano il piacere duraturo nell'uso dei materiali d’arte, ingrediente ricco e meraviglioso di cui l'arte è composta, esperienza che è assolutamente essenziale per condurre delle sessioni di arteterapia e per ispirare gli altri a produrre. Gli arteterapeuti devono essere capaci di interessarsi non a introdurre artisti all'arte, ma persone capaci di accettare l'aborto, il bizzarro, il patologico senza perdersi...".



Il viaggio dell’arteterapia non avviene in completa solitudine, ma avviene in una relazione tra il terapeuta e il paziente: la propria creazione viene osservata e discussa.


L’arteterapeuta deve saper accogliere, legittimare, amplificare i messaggi dell’altro con parole, disegni, proposte e per fare questo deve avere una sensibilità estetica così da poter cogliere il significativo, il comunicativo non la bellezza o il piacevole; in altri termini non ci si appoggia e non esistono criteri di bellezza, quello che è importante è la comprensione, l’accettazione e la contemplazione di ciò che il paziente intende comunicare con la propria opera la quale non va interpretata perchè il significato che essa ha è privato, intimo, personale, privato e va ricercato attraverso il colloquio, cosicché sia il paziente stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione.



Il paziente utilizza tecniche e materiali che gli permettono di esprimere, plasmare e dare una forma o, per meglio dire, un'identità precisa al problema che l’ha portato in terapia; il terapeuta aiuta il paziente e, grazie ad esso, è possibile raggiungere una nuova visione delle difficoltà, un’intuizione, un insight che lo avvicini alla risoluzione. Compito dell’arteterapeuta è quello di saper accogliere, legittimare, amplificare i messaggi del paziente con parole, disegni e proposte e, come già affermato prima, per fare ciò deve avere una sensibilità estetica che colga il significativo e non la bellezza.

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