In che modo il fare arte (e non il rapportarsi ad un prodotto artistico), può diventare momento di cura e terapia?
Ci
sono delle caratteristiche costitutive del fare
arte che
rendono l’impegnarsi in questa attività di per sé terapeutica. È
stato dimostrato che quando una persona è impegnata nell’attività
creativa riceve diverse sollecitazioni a livello fisico,
intellettuale ed emozionale che portano a cambiamenti organici e
psicologici che favoriscono i processi di guarigione. L’arteterapia
unisce la guida competente dell’arteterapeuta, che deve saper
utilizzare al meglio gli strumenti, adattandoli via via alle persone
e alle situazioni, e amplificando determinati aspetti piuttosto che
altri a seconda degli obiettivi prefissati. (leggi il post successivo intitolato "Arteterapeuta
e
paziente.")
Fare arte riprende quelle che sono le modalità di conoscenza e azione del mondo che fanno parte del bambino e infatti, come nel gioco infantile, vi è piena presenza e pieno coinvolgimento verso ciò che si sta vivendo; c'è la possibilità e lo stimolo di prendere confidenza e sperimentarsi in ciò che propone la realtà a partire dalle proprie potenzialità, per di più divertendosi non con fatica o con ansia (sono due elementi che di solito presenta l’adulto quando deve ricercare soluzioni o prendere decisioni e spesso lo portano ad automatismi e comportamenti fissi e ripetitivi che sono più comodi e rassicuranti ma anche, appunto, non in evoluzione perché fissi. In questo senso l’arteterapia, oltre ad essere un mezzo elettivo per “lavorare” con i bambini, consente l'ampliamento degli schemi abituali con i quali l’adulto vede e si relaziona alla realtà interna/esterna, e lo stimola a prendersi la libertà di individuare, contattare e sperimentare tulle le potenzialità nascoste, non espresse, sia dentro che fuori di lui.
Fare arte coinvolge la persona nella sua totalità mente-corpo perché l'attività creativa richiede non solo un impegno intellettivo e cognitivo (immaginazione e ideazione del 'prodotto artistico'), ma anche un impegno percettivo, sensoriale e motorio legato alla produzione artistica in senso stretto. Le tecniche legate all’arteterapia hanno quindi la funzione di mettere in miglior comunicazione mente e corpo e di far in modo che vi sia un rapporto più fluido, equilibrato quindi più sano, tra queste due nostre inscindibili parti che troppo
spesso li separiamo.
spesso li separiamo.
CERVELLO: i due emisferi e la loro dominanza.
Rispetto al cervello, ritengo importante dedicare uno spazio per approfondire il tema dell'arteterapia.
CERVELLO ed EMISFERI
È l'organo principale del sistema
nervoso centrale;
riceve
stimoli ed è sottoposto a diverse esperienze e,
grazie a questi due aspetti,
l'organo si evolve perciò
si può parlare di cervello ''plastico'', una struttura dinamica.
La
sua parte anteriore è divisa in due emisferi, emisfero
destro ed emisfero
sinistro,
i quali, secondo
numerosi studi, presentano
significative differenze funzionali e
diverse specializzazioni tutte importanti per realizzare i processi
cognitivi,
infatti
nello
specifico:
- emisfero sinistro: può essere definito come cervello ingegnere. Ha ruolo dominante nei processi linguistici scritti ed orali (leggere, scrivere, parlare) e ciò potrebbe far pensare erroneamente che questa parte del cervello abbia funzioni più importanti o "elevate" rispetto all'emisfero destro; inoltre è maggiormente competente nei processi sequenziali e nella percezione-gestione degli eventi che si susseguono nel tempo (concatenazione logica del pensiero), quindi è la parte maggiormente qualificata nella percezione analitica della realtà
- emisfero destro: può essere definito come cervello poeta. È maggiormente specializzato nell'elaborazione visiva e nella percezione delle immagini (disegnare, guardare un'immagine), nella loro organizzazione spaziale e nell'interpretazione emotiva, in altri termini al cervello poeta spetta la percezione globale e complessiva degli stimoli (capacità di percepire in modo globale un quadro, una mappa o un insieme di immagini, cogliendo i rapporti che ci sono tra gli elementi che li compongono).
DOMINANZA
Un emisfero
domina sull'altro quando svolge processi e funzioni che
l' emisfero opposto
non è in grado di gestire in modo altrettanto competente. Il
cervello non va comunque inteso come scisso in due parti a se
stanti: cervello poeta
e cervello ingegnere
sono strettamente connessi tra loro, scambiano continuamente tra di loro informazioni e la comunicazione tra loro è resa possibile da un
grosso fascio di fibre nervose (corpo calloso,) che permette
al cervello di
integrare le elaborazioni delle varie aree.
La
dominanza varia anche in base allo scopo, cioè nella pratica, nessuno utilizza sempre e solo funzioni appartenenti all'uno
o all'altro emisfero;
il cervello umano
sfrutta entrambi gli emisferi,
anche se, a seconda delle varie situazioni, vengono predilette
modalità analitiche piuttosto che emotive e globali. È importante sottolineare il fatto che una stessa funzione mentale possa essere
di competenza dell' emisfero
sinistro o
di quello destro a seconda di ciò che si vuole ottenere: per esempio i musicisti
percepiscono la musica in due modi differenti: attiveranno l'emisfero sinistro se vogliono lasciarsi
trasportare dal suono e verificarne l'armonia, mentre se vogliono analizzare la melodia da un punto di vista
tecnico interverrà, in modo automatico, l'emisfero
sinistro.
A causa di qualche evento, possono presentarsi delle lesioni a livello delle aree cerebrali. Nel
caso di lesioni all'emisfero sinistro, le conseguenze che possono
verificarsi sono la perdita della capacità di parlare o di
comprendere il linguaggio, perciò la persona riconosce l'oggetto a
livello visivo, lo sa usare, ma non è in grado di descriverlo o
dargli un nome.
Nel caso, invece, di lesioni a carico dell' emisfero destro, il soggetto più non riconoscere i volti noti oppure oggetti conosciuti e la persona stessa potrebbe essere perfettamente in grado di spiegare verbalmente ciò che vede senza sapere minimamente di che cosa si tratti (può descrivere una pentola parlando della sua forma, della sua grandezza, del manico, del colore senza però riuscire a risalire alla sua utilità).
Nel caso, invece, di lesioni a carico dell' emisfero destro, il soggetto più non riconoscere i volti noti oppure oggetti conosciuti e la persona stessa potrebbe essere perfettamente in grado di spiegare verbalmente ciò che vede senza sapere minimamente di che cosa si tratti (può descrivere una pentola parlando della sua forma, della sua grandezza, del manico, del colore senza però riuscire a risalire alla sua utilità).
Fare
arte
significa
ricorrere al linguaggio dei simboli, perciò disegnare, danzare,
creare comportano un'attività nella quale tutti i nostri sensi
vengono stimolati. L'utilizzo del linguaggio simbolico e non solo
quello verbale, rende l'arteterapia un canale privilegiato rispetto
alle altre forme di terapia. L'attività creativa/artistica, fa da
mediatore nella relazione tra utente e terapeuta. Ciò che si vive e
si prova emotivamente nel nostro intimo, lo si porta all'esterno
riflettendolo nella produzione artistica, delineando perciò linee,
tratti, colori, movimenti, nel tempo e nello spazio.
In conclusione fare arte vuol dire libera espressione del proprio mondo interiore, maggiore autoconsapevolezza e attivazione delle risorse creative.
In conclusione fare arte vuol dire libera espressione del proprio mondo interiore, maggiore autoconsapevolezza e attivazione delle risorse creative.
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