sabato 21 marzo 2015

Fare arte!

In che modo il fare arte (e non il rapportarsi ad un prodotto artistico), può diventare momento di cura e terapia? 

Ci sono delle caratteristiche costitutive del fare arte che rendono l’impegnarsi in questa attività di per sé terapeutica. È stato dimostrato che quando una persona è impegnata nell’attività creativa riceve diverse sollecitazioni a livello fisico, intellettuale ed emozionale che portano a cambiamenti organici e psicologici che favoriscono i processi di guarigione. L’arteterapia unisce la guida competente dell’arteterapeuta, che deve saper utilizzare al meglio gli strumenti, adattandoli via via alle persone e alle situazioni, e amplificando determinati aspetti piuttosto che altri a seconda degli obiettivi prefissati. (leggi il post successivo intitolato "Arteterapeuta e paziente.")






Fare arte riprende quelle che sono le modalità di conoscenza e azione del mondo che fanno parte del bambino e infatti, come nel gioco infantile, vi è piena presenza e pieno coinvolgimento verso ciò che si sta vivendo; c'è la possibilità e lo stimolo di prendere confidenza e sperimentarsi in ciò che propone la realtà a partire dalle proprie potenzialità, per di più divertendosi non con fatica o con ansia (sono due elementi che di solito presenta l’adulto quando deve ricercare soluzioni o prendere decisioni e spesso lo portano ad automatismi e comportamenti fissi e ripetitivi che sono più comodi e rassicuranti ma anche, appunto, non in evoluzione perché fissi. In questo senso l’arteterapia, oltre ad essere un mezzo elettivo per “lavorare” con i bambini, consente l'ampliamento degli schemi abituali con i quali l’adulto vede e si relaziona alla realtà interna/esterna, e lo stimola a prendersi la libertà di individuare, contattare e sperimentare tulle le potenzialità nascoste, non espresse, sia dentro che fuori di lui. 



Fare arte coinvolge la persona nella sua totalità mente-corpo perché l'attività creativa richiede non solo un impegno intellettivo e cognitivo (immaginazione e ideazione del 'prodotto artistico'), ma anche un impegno percettivo, sensoriale e motorio legato alla produzione artistica in senso stretto. Le tecniche legate all’arteterapia hanno quindi la funzione di mettere in miglior comunicazione mente e corpo e di far in modo che vi sia un rapporto più fluido, equilibrato quindi più sano, tra queste due nostre inscindibili parti che troppo
spesso li separiamo.



CERVELLO: i due emisferi e la loro dominanza.
Rispetto al cervello, ritengo importante dedicare uno spazio per approfondire il tema dell'arteterapia.


CERVELLO ed EMISFERI
È l'organo principale del sistema nervoso centrale; riceve stimoli ed è sottoposto a diverse esperienze e, grazie a questi due aspetti, l'organo si evolve perciò si può parlare di cervello ''plastico'', una struttura dinamica.
La sua parte anteriore è divisa in due emisferi, emisfero destro ed emisfero sinistro, i quali, secondo numerosi studi, presentano significative differenze funzionali e diverse specializzazioni tutte importanti per realizzare i processi cognitivi, infatti nello specifico:

  • emisfero sinistro: può essere definito come cervello ingegnere. Ha ruolo dominante nei processi linguistici scritti ed orali (leggere, scrivere, parlare) e ciò potrebbe far pensare erroneamente che questa parte del cervello abbia funzioni più importanti o "elevate" rispetto all'emisfero destro; inoltre è maggiormente competente nei processi sequenziali e nella percezione-gestione degli eventi che si susseguono nel tempo (concatenazione logica del pensiero), quindi è la parte maggiormente qualificata nella percezione analitica della realtà

  • emisfero destro: può essere definito come cervello poeta. È maggiormente specializzato nell'elaborazione visiva e nella percezione delle immagini (disegnare, guardare un'immagine), nella loro organizzazione spaziale e nell'interpretazione emotiva, in altri termini al cervello poeta spetta la percezione globale e complessiva degli stimoli (capacità di percepire in modo globale un quadro, una mappa o un insieme di immagini, cogliendo i rapporti che ci sono tra gli elementi che li compongono).



DOMINANZA
Un emisfero domina sull'altro quando svolge processi e funzioni che l' emisfero opposto non è in grado di gestire in modo altrettanto competente. Il cervello non va comunque inteso come scisso in due parti a se stanti: cervello poetacervello ingegnere sono strettamente connessi tra loro, scambiano continuamente tra di loro informazioni e la comunicazione tra loro è resa possibile da un grosso fascio di fibre nervose (corpo calloso,) che permette al cervello di integrare le elaborazioni delle varie aree.
La dominanza varia anche in base allo scopo, cioè nella pratica, nessuno utilizza sempre e solo funzioni appartenenti all'uno o all'altro emisfero; il cervello umano sfrutta entrambi gli emisferi, anche se, a seconda delle varie situazioni, vengono predilette modalità analitiche piuttosto che emotive e globali. È importante sottolineare il fatto che una stessa funzione mentale possa essere di competenza dell' emisfero sinistro o di quello destro a seconda di ciò che si vuole ottenere: per esempio i musicisti percepiscono la musica in due modi differenti: attiveranno l'emisfero sinistro se vogliono lasciarsi trasportare dal suono e verificarne l'armonia, mentre se vogliono analizzare la melodia da un punto di vista tecnico interverrà, in modo automatico, l'emisfero sinistro.
A causa di qualche evento, possono presentarsi delle lesioni a livello delle aree cerebrali. Nel caso di lesioni all'emisfero sinistro, le conseguenze che possono verificarsi sono la perdita della capacità di parlare o di comprendere il linguaggio, perciò la persona riconosce l'oggetto a livello visivo, lo sa usare, ma non è in grado di descriverlo o dargli un nome.
Nel caso, invece, di lesioni a carico dell' emisfero destro, il soggetto più non riconoscere i volti noti oppure oggetti conosciuti e la persona stessa potrebbe essere perfettamente in grado di spiegare verbalmente ciò che vede senza sapere minimamente di che cosa si tratti (può descrivere una pentola parlando della sua forma, della sua grandezza, del manico, del colore senza però riuscire a risalire alla sua utilità).

Rientrando nel discorso, Fare arte quindi, promuove l’attivazione dell’emisfero destro del cervello, che presiede appunto alle attività creative, alla fantasia, all’intuizione, alla comunicazione e ai segnali corporei (pensiero analogico). Nella nostra società contemporanea, e in particolar modo in quella occidentale, il pensiero analogico viene ritenuto di solito come meno importante rispetto al pensiero logico-razionale, dovuto invece all’attività dell’emisfero sinistro; invece necessitiamo dell’attività congiunta dei due emisferi del cervello per poterci adattare adeguatamente alla mutevole realtà. L’arteterapia dunque diviene un’importante opportunità per dedicare spazio e tempo, e dunque promuovere e potenziare, queste fondamentali capacità. 


Fare arte  significa ricorrere al linguaggio dei simboli, perciò disegnare, danzare, creare comportano un'attività nella quale tutti i nostri sensi vengono stimolati. L'utilizzo del linguaggio simbolico e non solo quello verbale, rende l'arteterapia un canale privilegiato rispetto alle altre forme di terapia. L'attività creativa/artistica, fa da mediatore nella relazione tra utente e terapeuta. Ciò che si vive e si prova emotivamente nel nostro intimo, lo si porta all'esterno riflettendolo nella produzione artistica, delineando perciò linee, tratti, colori, movimenti, nel tempo e nello spazio.
In conclusione fare arte vuol dire libera espressione del proprio mondo interiore, maggiore autoconsapevolezza e attivazione delle risorse creative.






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