martedì 2 giugno 2015

Questo video è un breve servizio del Tg2 che riporta un'esperienza vissuta da alcuni anziani affetti dal morbo di Alzheimer, all'interno di un museo, cadenza settimanale. 
La Fondazione Manuli Onlus ha realizzato e proposto il progetto chiamato "Due passi nei musei" che coinvolge ed assiste le persone con Alzheimer e i prorpi cari in un percorso visivo e pratico.
Interessanti gli interventi della Dott. Emanuela Galbiati, Arte Terapeuta della Fondazione e la Presidente di quest'ultima, Cristina Manuli .

"Provano a trovare sè stessi attraverso un canale diverso, quello dell'arte."



sabato 23 maggio 2015

Morbo di Alzheimer ed arteterapia.


Il morbo di Alzheimer

La malattia di Alzheimer è una patologia progressiva neurodegenerativa.
Caratterizzata da:
- un declino cognitivo
- un declino fisico irreversibile 
- da comportamenti anomali.
La malattia colpisce in genere persone tra i 70 e gli 80 anni di età, con un'incidenza che aumenta esponenzialmente con l'aumento dell'età, si verifica anche in persone più giovani.


Gli effetti

Le persone con l'Alzheimer presentano:
alterazioni della memoria e dell'orientamento
- limitazioni della concentrazione, della capacità di organizzazione e di giudizio
- cambiamenti della personalità
- in uno stadio più avanzato, anche di disturbi di percezione, di parola e di deambulazione
- nello stadio finale vengono compromesse altre funzioni corporali, come la deglutizione o la continenza.
Durante il decorso della malattia, le persone con l'Alzheimer, perdono la propria indipendenza nella gestione della vita quotidiana.

Le Cause

Il fatto di perdere un certo numero di cellule nervose durante l'invecchiamento è naturale, ma nella persona colpita da Alzheimer vi è una perdita accelerata di esse, finché il cervello del paziente non funziona più in modo normale.
In alcuni casi casi questo disturbo è causato da mutazioni genetiche ereditarie, ma nella maggioranza dei casi la causa dell'insorgere dell'Alzheimer rimane sconosciuta. Probabilmente è dovuta all'interazione di diversi fattori.
Tende a colpire persone oltre i 70 anni, maggior frequenza per le donne e per chi si mantiene sui livelli di istruzione e cultura più bassi.

Alzheimer ed arteterapia
Grazie al suo linguaggio simbolico e non verbale, si è mostrata utile ad aiutare e a rendere più accessibili quei vissuti che, pazienti affetti da demenze quali l’Alzheimer, a causa della gravità della patologia o dell’intensità delle difese, non riescono ad esprimere a livello verbale. 
Per i soggetti colpiti da Alzheimer, l'arteterapia è terapeutica perché coinvolge la parte ancora funzionante del Sé, dove la creatività richiede un impegno di tipo attivo e personale. 
L’arteterapia permette di rinforzare l’individualità e l’autostima, attraverso la valorizzazione delle capacità residue.I comportamenti, spesso abnormi dei pazienti con Alzheimer, talvolta imprevedibili, sono il terreno su cui lavorare: essi all’interno di un laboratorio di arteterapia vengono visti come tentativi di risposta a stimoli interiori ed ambientali che il soggetto percepisce in modo diverso dalle persone normali.


Obiettivi dell'arteterapia con il soggetto affetto dalla malattia di Alzheimer:
- stimolare e supportare le condizioni mnestiche, cognitive e motorie attraverso il costante uso dei materiali artistici
- il lavoro di riproduzione grafica, di immagini presenti nel soggetto
- migliorare il livello emotivo affettivo grazie alla possibilità offerta di produrre un’ opera e quindi raggiungere un risultato
- alleviare i sintomi depressivi e/o ansiosi (nella demenza di Alzheimer l’umore è influenzato da un forte senso di inadeguatezza e di paura a causa della confusione mentale che il soggetto vive)
- coinvolgere la parte ancora funzionante del Sé attraverso la creatività, in maniera attiva e funzionale
- stimola il miglioramento del senso d’identità
- migliora i livelli di autonomia grazie alla riattivazione delle funzioni psichiche residue.

Le sedute di arteterapia
Il paziente esternalizza, all’interno di una seduta di arte terapia, il proprio mondo interiore attraverso gli strumenti artistici che danno forma al suo mondo interiore. Le sedute si svolgono all’interno di un setting sicuro e funzionale, che metta a disposizione ciò di cui il soggetto ha bisogno. 
Il materiale artistico
No alle lame o punte taglienti e deve essere proposto, per non creare un senso di confusione nel paziente, in piccole quantità. Lo stato di ansia, cui è sottoposto il paziente affetto da demenza, durante i primi incontri è in genere molto alto al punto tale che può non riconosce i materiali artistici e mostrare notevoli difficoltà nel comprendere le richieste propostegli dal terapista, così che l’angoscia incontrollata inibisce le sue funzioni intellettive già compromesse dalla demenza. 
Inizialmente ci si concentra sugli stimoli cognitivi affinché sia possibile un recupero e un riconoscimento, anche se parziale, delle percezioni esterne.
Compito dell’operatore 
Concede al soggetto la possibilità di muoversi liberamente durante il percorso intrapreso, rispetta i tempi del paziente, sollecita una ricerca spontanea di immagini e sensazioni legate al passato e che grazie all’arte prendono forma. Accanto alle semplici attività di disegno possono essere proposti laboratori nei quali i pazienti vengono coinvolti in attività di manipolazione di materiali malleabili come la creta o la pasta di sale; essi consentono di sollecitare le abilità prassiche ma in particolar modo permettono di potere creare, visualizzare e ridefinire la propria identità.

https://it.wikipedia.org/wiki/Malattia_di_Alzheimer

sabato 16 maggio 2015

Anziani nel mondo dell'arteterapia.

L'arteterapia con gli anziani è uno strumento che frena il deterioramento provocato da alcune patologie tipiche di questa fase della vita: utile per mantenere mobili e feconde le capacità percettive ed il potenziale espressivo, la fiducia nelle proprie capacità.






Le persone anziane possono vivere eventi difficili della vita e non riescono a ritrovare  un proprio equilibrio, rimangono chiusi in sè stessi, in solitudine: l'arte può diventare un efficace sostegno terapeutico. Uno degli eventi che porta al cambiamento nella vita della persona anziana è il suo inserimento nella casa di riposo: i cambiamenti che vive la persona sono spesso difficili da affrontare (il distacco dalle abitudini domestiche, dal calore e dalla vicinanza degli affetti familiari) perché l’ingresso in una struttura non è visto come luogo intimo in cui sentirsi a proprio agio.

La persona vivrà momenti di ansia, di dipendenza, di malessere e di isolamento, di disagio: questi stati possono essere risolti col tempo solo attraverso l’accoglienza in un ambiente confortevole e attraverso una terapia che sappia trasmettere umanità, comprensione e amore.
L'arte non va a lavorare sulle incapacità e sulla parte malata, ma lavora su quella sana e creativa, che ancora si può stimolare e mettere in moto: l'anziano si sentirà parte attiva e può condividere l’esperienza con altre persone, migliora e conosce le proprie risorse, scopre gli aspetti positivi di un esercizio. L'arte non non mira tanto a far acquisire competenze tecniche o ad ottenere risultati estetici: ciò che più importa è che si partecipi ad un processo, entro il quale si porta cambiamento.


In campo riabilitativo, l’arteterapia:
opera sul senso dell'identità
opera sul recupero della memoriadell’entusiasmo, dell’autostima e della manualità
- e fa riemergere la vitalità e le nostre forze di calore, cercando di contrastare la depressione. 




L'arteterapia insegna:

- osservare
- sentire
- agire in modo più intenso
socializzare all’interno del gruppo
sperimentarsi in altri ruoli, come persona dotata di interessi e di curiosità.

L’artista terapeuta deve tener presente l’importanza di mantenere un rapporto sinergico con coloro che lavorano a stretto contatto con i pazienti (psicologo, direttore sanitario, animatori) per una completa analisi del singolo caso, inserito nel gruppo: l’intervento così può essere mirato e personalizzato. Spesso gli stessi operatori incoraggiano, sollecitano ed indirizzano l'anziano a partecipare al laboratorio artistico.

http://silviart.altervista.org/blog/laboratori/arteterapia-anziani/

mercoledì 6 maggio 2015

Disturbi alimentari: anoressia e bulimia.

In questi anni le problematiche psicologiche che si esprimono attraverso comportamenti alimentari scorretti, dannosi per la salute, si sono diffuse in maniera preoccupante, spingendo gli operatori verso la ricerca di forme di intervento integrate; sono sorte, così, collaborazioni fra arte terapeuti e dietologi per il trattamento dell’anoressia e della bulimia.




In questo tipo di pazienti la concentrazione sulla pittura distoglie il centro dell’attenzione dal sintomo, dall’ossessione della dieta, riportandolo sul soggetto; i disegni facilitano l’esplorazione di fantasie legate all’immagine di sé, permettono un accesso meno minaccioso a sentimenti come la rabbia, la depressione, la paura o a vissuti di amore-odio verso le figure genitoriali.
E' fondamentale che il paziente in questo tipo di trattamento assuma il ruolo attivo all’interno del gruppo, perché la partecipazione al proprio trattamento può smontare il meccanismo della sfida. 
Per i soggetti bulimici ed in particolare per le donne, la partecipazione regolare ad un gruppo costituisce il primo atto del “prendersi cura di sé” e della propria salute, creando all’interno della propria quotidianità uno spazio (fisico e mentale) a questo dedicato, in contrasto con una routine in cui i ruoli familiari le fanno sentire svuotate e fagocitate. 

Fase iniziale del trattamento dei disturbi alimentari
E' una fase estremamente delicata, poiché anoressici e bulimici si sentono fortemente minacciati da tutto ciò che può produrre un cambiamento e contemporaneamente desiderano altrettanto fortemente comunicare ed essere compresi. Nell’anoressia il problema del controllo di sé, del proprio corpo e degli altri attraverso l’uso della malattia è centrale al punto che, in alcuni casi, la paura di perderlo equivale alla paura di perdere la propria esistenza; la pittura, poiché fornisce un mezzo inusuale di espressione, può far perdere alcune difese ed aiutare il paziente a prendere consapevolezza dei meccanismi attraverso cui attua questo rigido controllo. 

L’arte terapeuta:
- deve accompagnare i soggetti nel percorso, approciandosi in modo non direttivo e rassicurante;
- permette al paziente di lavorare col proprio ritmo, con riguardo ai propri spazi e facendolo sentire protetto dai confini del gruppo;
- poche e chiare regole, all’interno delle quali il conduttore mantiene la capacità di un rapporto flessibile, che sostengano il delicato processo del riconoscimento delle proprie barriere e delle proprie emozioni.

http://www.nuoveartiterapie.net/2009/04/07/arte-terapia-e-disturbi-alimentari/

sabato 2 maggio 2015

Autismo ed arteterapia.





Che cos'è l'autismo?

E' un disturbo:
- invalidante 
- pervasivo
- coinvolge numerose aree. 
Lo sviluppo atipico che caratterizza il bambino autistico e gli impedisce di comunicare appieno con il mondo esterno si può comunque correggere e indirizzare verso l'armonia.





Arteterapia e autismo 
Sono fortemente interconnessi. Come già scritto, l'arteterapia è utile per tutti, grandi e piccini, ed è un tipo di terapia particolarmente adatta per quelle persone che presentano disturbi comportamentali, cognitivi e fisici come può essere l’autismo.
La persona autistica presenta delle aree danneggiate:
- l’area comunicativa
- l’area relazionale
- l’area espressiva.


Il bambino fa fatica già da subito a relazionarsi in modo “tipico” con i suoi compagni. L’atipicità comportamentale si può assecondare e rendere migliore grazie a un arricchimento comunicativo: se la comunicazione classica e verbale è un deficit, è importante far emergere altri tipi di comunicazione, come quella gestuale e non verbale, del gioco.
L’arteterapia permette proprio di variare a livello comunicativo, entra nel mondo dell’arte in ogni sua espressione. L’arteterapia favorisce la comunicazione bloccata o deviata dai processi di autismo, dunque fa bene, lo dimostrano ricerche cliniche.
L’arte è vita, gioia, colori, emozioni: ognuno di noi percepisce un dipinto, uno spettacolo, un ballo, un brano in mille modi diversi. Queste realtà vengono percepite in modo più particolare dalle persone autistiche: un suono può essergli troppo forte, o al contrario lo ricercano sistematicamente; possono amare un colore e odiarne fortemente un altro; i movimenti spesso sono percepiti come degli scatti, la voce viene usata per gridare oppure completamente ignorata.
Stanno nascendo inoltre forme sempre più innovative di comunicazione che rientrano nella branca delle cosiddette "Nuove Artiterapie", come la pet-therapy con gli animali, o la terapia computerizzata, che invogliano e stimolano i bambini e ragazzi a interagire e risvegliare la voglia di comunicare al mondo le loro percezioni.

https://it.wikipedia.org/wiki/Autismo
http://www.ortofonologia.it/allegati/sezione_autismo/bibliografia-lineeGuida/daiana%20cappellaro.pdf

giovedì 23 aprile 2015

Bambini nel mondo dell'arteterapia.

L’arteterapia rivolta ai bambini è una terapia che regola l’equilibrio emozionale e contribuisce al benessere pico-fisico del bambino grazie alle attività attività plastiche, dinamiche e pittoriche tipiche delle varie forme d’arte.



A quali bambini si rivolge l’arteterapia?

I bambini, che danno istintivamente libero sfogo alle loro emozioni, vivono l’arte in maniera spontanea e giocosa, senza porsi troppe domande e godendone appieno. Per i bambini l'arteterapia è un'esperienza incredibile. Come dice Faige Kobre: "L’arteterapia è per tutti i bambini, non solo per quelli con problemi".
L’arteterapia fa bene a tutti. Sono gli adulti che forse se ne dimenticano. In particolare è soprattutto utile in quei casi di disturbi comportamentali che sono, in forza del loro stesso esistere, un nodo emotivo da sciogliere per esempio:
- nei bambini autistici (vedi post successivo: "Autismo ed arteterapia.")
- nei bambini che presentano problematiche legate al linguaggio
- nei bimbi iperattivi
- nei casi di bullismo
- nei bambini down
- nei bimbi che hanno subito dei traumi
- nei bambini che presentano psicosi oppure ossessioni.

L’arteterapeuta usa metodi adeguati, riesce ad essere il regista e, insieme con il piccolo paziente, l’osservatore finale del risultato ottenuto attraverso l’applicazione dell’arteterapia per i bambini.


L’azione dell’arteterapia sui bambini: le fasi

La prima fase del percorso dell'arteterapia per bambini è quella dell’ascolto e dell’osservazione. In questa fase, un bravo arteterapeuta ascolta i genitori e osserva i comportamenti del piccolo, cercando di capire quale può essere il campo di intervento più adeguato, se più o meno statico o in movimento, se con altri strumenti o con il solo uso del proprio corpo. 

La seconda fase è quella di interpretazione psicologica del tutto scaturita dai dati avuti, e la raccolta del materiale più adeguato e la preparazione di un approccio ottimale con le varie tecniche di arteterapia scelte per il paziente.

Nella terza fase vengono osservati risultati ottenuti, analizzando le immagini che ne sono scaturite, per decodificarli e commentarli insieme con il bambino. E' importante riflettere e discutere insieme sui progressi e fallimenti

Ci dev'essere una regolare supervisione per raggiungere risultati da valutare, discutere, per poi proporre interventi adatti da realizzare.

Arteterapia su misura per tutti i bambini

L’arteterapia coinvolge tutti i sensi e, attraverso essa, i bambini riescono a collegare i loro lati emotivi con la logica del pensiero che alla loro età hanno a disposizione. 

I terapeuti incoraggiano i bambini ad esprimere le loro emozioni, esprimendole attraverso l’espressione artistica originando in loro un senso di appagamento e di scoperta di sé.
L'arteterapeuta da consigli rispetto la disciplina artistica più adatta, verso cui il bambino può istintivamente indirizzarsi.
La danza, il teatro, la musica, la pittura etc sono gruppi artistici nonché punti di partenza per scegliere il sottogruppo ideale dell’espressione che si vuole dare alla propria arteterapia: dunque possono essere dipinti realizzati con colori ad olio, piuttosto che con pastelli, cantare con la voce o il suonare strumenti musicali, danza classica o moderna o teatro improvvisato, sculture di creta o cartapesta., etc.

mercoledì 15 aprile 2015

Ansia e stress negli operatori.




Importante è l'aspetto di salute a psico-fisica degli operatori verso i quali si interviene sostenendoli. Sono persone che quotidianamente affrontano patologie che attivano profondi livelli di emotività. Lavorano in numerosi settori di cura, perciò il carico di stress e la vicinanza con malattie/disagi/problematiche provocano un carico emotivo che potrebbe tradursi in somatizzazioni (nel caso in cui la persona non trovi canali di espressione adeguati). 



Spesso gli psicologi sono intervenuti con un approccio verbale che si è rivelato difficoltoso per le resistenze e l’atteggiamento ambivalente degli operatori, affiancando l’arteterapia come intervento di gruppo: le difese sembrano abbassarsi grazie alla modalità indiretta con cui viene affrontato il rapporto con le ansie, le paure, etc.
L’intervento ottiene due risultati: 
1) fornire nell’immediato un canale di scarica emozionale che disinveste il corpo;
2) permettere un allentamento delle difese che non consentono l’elaborazione dei vissuti problematici.


lunedì 6 aprile 2015

Quali ambiti?

PREMESSA


  • L’arteterapia viene usata nei contesti più vari e questa diversità fa riferimento:- alla natura multidisciplinare dell’arteterapia- alla pluralità degli approcci teorici cui fa riferimento
  • Inoltre l'arteterapia riflette:- l’efficacia della semplice partecipazione ad un' attività creativa- le molteplici funzioni che essa può svolgere a seconda dei diversi momenti e obiettivi terapeutici. 
  • L’arteterapia contribuisce:- alla diagnosi- alla presa in carico- al trattamento del disagio, fisico psicologico o sociale- alla prevenzione del disagio stesso.


Dividiamo gli ambiti di applicazione dell’arteterapia in tre grandi aree:



TERAPIA
Sin dalla sua nascita l’arteterapia si è subito sviluppata principalmente come strumento di sostegno nelle cure psichiatriche di persone con gravi disturbi psichici come gli psicotici e gli autistici. Queste persone riuscivano ad esprimersi meglio con il corpo o con i gesti, modellando la creta, ballando, o raffigurando nei disegni le proprie angosce, piuttosto che attraverso le parole, per cui il ricorso all’espressione artistica poteva aiutarle a superare le gravi difficoltà di comunicazione. Grazie a questi risultati, si è esteso l’uso di queste tecniche anche a pazienti con disturbi “meno gravi”, come ad esempio disturbi dell’umore e disturbi d’ansia, nei quali si riscontra un aumento dell’autostima, un consolidamento dell’Io e un miglioramento delle capacità di socializzazione.


RIABILITAZIONE 
L'arteterapia ha portato a successi nell'aera terapeutica così, con il passare del tempo, si è esteso l’uso dell’arteterapia al campo della riabilitazione di soggetti con danni neurologici e con handicap fisici, ma senza vere e proprie patologie psichiche, ambito di applicazione più frequente oggi.  Queste persone attraverso l'espressione personale in attività creative li aiuta a ridurre la negazione della disabilità, a sviluppare maggiore autonomia personale ed a sviluppare relazioni sociali. Infatti “Insegnando alle persone a vedere ciò che le circonda, a esprimere le loro emozioni, e affermando continuamente che loro, e soltanto loro, possono tracciare quei particolari segni sulla carta o sulla tela, queste persone hanno maggiori opportunità di conoscere se stesse e il loro diritto di essere rispettate e di volersi bene” (Warren, 1993).
Ma l’uso dell’arteterapia nell’area della riabilitazione non riguarda solo i disabili. L’arteterapia, infatti, viene spesso usata anche come strumento di sostegno nel trattamento di malati terminali di AIDS e dei malati oncologici, dove grazie anche ad un semplice scarabocchio, ballando o assumendo determinate posizioni, è possibile scaricare lo stress e le tensioni e alleviare quel senso di torpore che spesso fa dimenticare di avere un corpo.


EDUCAZIONE
L'area dell'educazione è un ambito più ''nuovo'' rispetto all'utilizzo dell’arteterapia anche con persone non portatrici di disagi specifici, come forma di educazione, appunto, alla sensibilità, alla creatività, all’autoconsapevolezza e all'accettazione di sè.
Lutti, separazioni, insuccessi a scuola o a lavoro etc, sono situazioni che fanno parte della vita di tutti (sia adulti che bambini): si avverte una situazione di “crisi” e si sente il bisogno di ristabilire l’equilibrio con se stessi e con il mondo esterno. L’arteterapia può aiutare queste persone a contattare, esprimere ed elaborare le proprie emozioni, ad affrontare i propri conflitti e a ritrovare la fiducia in sé.






domenica 29 marzo 2015

Arteterapeuta e paziente.

Secondo Edith Kramer
"Gli arteterapeuti dovrebbero essere degli artisti o delle persone che hanno lavorato intensamente e con gioia e dunque, al di là della capacità necessaria, che conoscano il piacere duraturo nell'uso dei materiali d’arte, ingrediente ricco e meraviglioso di cui l'arte è composta, esperienza che è assolutamente essenziale per condurre delle sessioni di arteterapia e per ispirare gli altri a produrre. Gli arteterapeuti devono essere capaci di interessarsi non a introdurre artisti all'arte, ma persone capaci di accettare l'aborto, il bizzarro, il patologico senza perdersi...".



Il viaggio dell’arteterapia non avviene in completa solitudine, ma avviene in una relazione tra il terapeuta e il paziente: la propria creazione viene osservata e discussa.


L’arteterapeuta deve saper accogliere, legittimare, amplificare i messaggi dell’altro con parole, disegni, proposte e per fare questo deve avere una sensibilità estetica così da poter cogliere il significativo, il comunicativo non la bellezza o il piacevole; in altri termini non ci si appoggia e non esistono criteri di bellezza, quello che è importante è la comprensione, l’accettazione e la contemplazione di ciò che il paziente intende comunicare con la propria opera la quale non va interpretata perchè il significato che essa ha è privato, intimo, personale, privato e va ricercato attraverso il colloquio, cosicché sia il paziente stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione.



Il paziente utilizza tecniche e materiali che gli permettono di esprimere, plasmare e dare una forma o, per meglio dire, un'identità precisa al problema che l’ha portato in terapia; il terapeuta aiuta il paziente e, grazie ad esso, è possibile raggiungere una nuova visione delle difficoltà, un’intuizione, un insight che lo avvicini alla risoluzione. Compito dell’arteterapeuta è quello di saper accogliere, legittimare, amplificare i messaggi del paziente con parole, disegni e proposte e, come già affermato prima, per fare ciò deve avere una sensibilità estetica che colga il significativo e non la bellezza.

sabato 21 marzo 2015

Fare arte!

In che modo il fare arte (e non il rapportarsi ad un prodotto artistico), può diventare momento di cura e terapia? 

Ci sono delle caratteristiche costitutive del fare arte che rendono l’impegnarsi in questa attività di per sé terapeutica. È stato dimostrato che quando una persona è impegnata nell’attività creativa riceve diverse sollecitazioni a livello fisico, intellettuale ed emozionale che portano a cambiamenti organici e psicologici che favoriscono i processi di guarigione. L’arteterapia unisce la guida competente dell’arteterapeuta, che deve saper utilizzare al meglio gli strumenti, adattandoli via via alle persone e alle situazioni, e amplificando determinati aspetti piuttosto che altri a seconda degli obiettivi prefissati. (leggi il post successivo intitolato "Arteterapeuta e paziente.")






Fare arte riprende quelle che sono le modalità di conoscenza e azione del mondo che fanno parte del bambino e infatti, come nel gioco infantile, vi è piena presenza e pieno coinvolgimento verso ciò che si sta vivendo; c'è la possibilità e lo stimolo di prendere confidenza e sperimentarsi in ciò che propone la realtà a partire dalle proprie potenzialità, per di più divertendosi non con fatica o con ansia (sono due elementi che di solito presenta l’adulto quando deve ricercare soluzioni o prendere decisioni e spesso lo portano ad automatismi e comportamenti fissi e ripetitivi che sono più comodi e rassicuranti ma anche, appunto, non in evoluzione perché fissi. In questo senso l’arteterapia, oltre ad essere un mezzo elettivo per “lavorare” con i bambini, consente l'ampliamento degli schemi abituali con i quali l’adulto vede e si relaziona alla realtà interna/esterna, e lo stimola a prendersi la libertà di individuare, contattare e sperimentare tulle le potenzialità nascoste, non espresse, sia dentro che fuori di lui. 



Fare arte coinvolge la persona nella sua totalità mente-corpo perché l'attività creativa richiede non solo un impegno intellettivo e cognitivo (immaginazione e ideazione del 'prodotto artistico'), ma anche un impegno percettivo, sensoriale e motorio legato alla produzione artistica in senso stretto. Le tecniche legate all’arteterapia hanno quindi la funzione di mettere in miglior comunicazione mente e corpo e di far in modo che vi sia un rapporto più fluido, equilibrato quindi più sano, tra queste due nostre inscindibili parti che troppo
spesso li separiamo.



CERVELLO: i due emisferi e la loro dominanza.
Rispetto al cervello, ritengo importante dedicare uno spazio per approfondire il tema dell'arteterapia.


CERVELLO ed EMISFERI
È l'organo principale del sistema nervoso centrale; riceve stimoli ed è sottoposto a diverse esperienze e, grazie a questi due aspetti, l'organo si evolve perciò si può parlare di cervello ''plastico'', una struttura dinamica.
La sua parte anteriore è divisa in due emisferi, emisfero destro ed emisfero sinistro, i quali, secondo numerosi studi, presentano significative differenze funzionali e diverse specializzazioni tutte importanti per realizzare i processi cognitivi, infatti nello specifico:

  • emisfero sinistro: può essere definito come cervello ingegnere. Ha ruolo dominante nei processi linguistici scritti ed orali (leggere, scrivere, parlare) e ciò potrebbe far pensare erroneamente che questa parte del cervello abbia funzioni più importanti o "elevate" rispetto all'emisfero destro; inoltre è maggiormente competente nei processi sequenziali e nella percezione-gestione degli eventi che si susseguono nel tempo (concatenazione logica del pensiero), quindi è la parte maggiormente qualificata nella percezione analitica della realtà

  • emisfero destro: può essere definito come cervello poeta. È maggiormente specializzato nell'elaborazione visiva e nella percezione delle immagini (disegnare, guardare un'immagine), nella loro organizzazione spaziale e nell'interpretazione emotiva, in altri termini al cervello poeta spetta la percezione globale e complessiva degli stimoli (capacità di percepire in modo globale un quadro, una mappa o un insieme di immagini, cogliendo i rapporti che ci sono tra gli elementi che li compongono).



DOMINANZA
Un emisfero domina sull'altro quando svolge processi e funzioni che l' emisfero opposto non è in grado di gestire in modo altrettanto competente. Il cervello non va comunque inteso come scisso in due parti a se stanti: cervello poetacervello ingegnere sono strettamente connessi tra loro, scambiano continuamente tra di loro informazioni e la comunicazione tra loro è resa possibile da un grosso fascio di fibre nervose (corpo calloso,) che permette al cervello di integrare le elaborazioni delle varie aree.
La dominanza varia anche in base allo scopo, cioè nella pratica, nessuno utilizza sempre e solo funzioni appartenenti all'uno o all'altro emisfero; il cervello umano sfrutta entrambi gli emisferi, anche se, a seconda delle varie situazioni, vengono predilette modalità analitiche piuttosto che emotive e globali. È importante sottolineare il fatto che una stessa funzione mentale possa essere di competenza dell' emisfero sinistro o di quello destro a seconda di ciò che si vuole ottenere: per esempio i musicisti percepiscono la musica in due modi differenti: attiveranno l'emisfero sinistro se vogliono lasciarsi trasportare dal suono e verificarne l'armonia, mentre se vogliono analizzare la melodia da un punto di vista tecnico interverrà, in modo automatico, l'emisfero sinistro.
A causa di qualche evento, possono presentarsi delle lesioni a livello delle aree cerebrali. Nel caso di lesioni all'emisfero sinistro, le conseguenze che possono verificarsi sono la perdita della capacità di parlare o di comprendere il linguaggio, perciò la persona riconosce l'oggetto a livello visivo, lo sa usare, ma non è in grado di descriverlo o dargli un nome.
Nel caso, invece, di lesioni a carico dell' emisfero destro, il soggetto più non riconoscere i volti noti oppure oggetti conosciuti e la persona stessa potrebbe essere perfettamente in grado di spiegare verbalmente ciò che vede senza sapere minimamente di che cosa si tratti (può descrivere una pentola parlando della sua forma, della sua grandezza, del manico, del colore senza però riuscire a risalire alla sua utilità).

Rientrando nel discorso, Fare arte quindi, promuove l’attivazione dell’emisfero destro del cervello, che presiede appunto alle attività creative, alla fantasia, all’intuizione, alla comunicazione e ai segnali corporei (pensiero analogico). Nella nostra società contemporanea, e in particolar modo in quella occidentale, il pensiero analogico viene ritenuto di solito come meno importante rispetto al pensiero logico-razionale, dovuto invece all’attività dell’emisfero sinistro; invece necessitiamo dell’attività congiunta dei due emisferi del cervello per poterci adattare adeguatamente alla mutevole realtà. L’arteterapia dunque diviene un’importante opportunità per dedicare spazio e tempo, e dunque promuovere e potenziare, queste fondamentali capacità. 


Fare arte  significa ricorrere al linguaggio dei simboli, perciò disegnare, danzare, creare comportano un'attività nella quale tutti i nostri sensi vengono stimolati. L'utilizzo del linguaggio simbolico e non solo quello verbale, rende l'arteterapia un canale privilegiato rispetto alle altre forme di terapia. L'attività creativa/artistica, fa da mediatore nella relazione tra utente e terapeuta. Ciò che si vive e si prova emotivamente nel nostro intimo, lo si porta all'esterno riflettendolo nella produzione artistica, delineando perciò linee, tratti, colori, movimenti, nel tempo e nello spazio.
In conclusione fare arte vuol dire libera espressione del proprio mondo interiore, maggiore autoconsapevolezza e attivazione delle risorse creative.






mercoledì 11 marzo 2015

Forme d'arte.

Vengono utilizzate principalmente le seguenti forme d'arte:

IL DISEGNO E LA PITTURA
Vengono utilizzate in arteterapia per acquisire o potenziare la capacità di contattare le emozioni e rappresentarle in una dimensione fantastica attraverso la forma e il colore. Inoltre, richiedendo l’attivazione della coordinazione visuomotoria e la capacità di movimenti fini e precisi, comporta un giovamento anche da un punto di vista strettamente motorio. 

Disegno
Il disegno assume in arteterapia tre significati:
- significato ludico: per creare
- significato narrativo: per raccontare di sé
- significato conoscitivo: per porsi e rispondere a delle domande. 

Il disegno ha un valore proiettivo: permette di esplicitare i propri conflitti e le proprie ansie che, assumendo concretezza e divenendo finalmente qualcosa di esterno a sé, trovano finalmente il distacco necessario per poter essere affrontate in maniera meno ansiogena. Qualsiasi tipo di disegno contiene aspetti proiettivi che si ritrovano nel modo in cui viene utilizzato lo spazio (in questo caso il foglio), il tipo di tratto, e i colori utilizzati. 
Il disegno può inoltre essere utilizzato in arteterapia come strumento di analisi delle dinamiche di gruppo e del modo in cui ciascun soggetto interagisce nel gruppo: si propone, ad esempio, un disegno di gruppo in cui sia lo spazio (il foglio), che gli strumenti (colori, matite, etc.), che il tema sono unici per tutto il gruppo; potranno rendersi evidenti le dinamiche di potere all’interno del gruppo e le modalità che il gruppo elabora per la risoluzione degli eventuali conflitti, nonché il modo in cui ciascun membro si relaziona al gruppo, alle sue dinamiche di potere e al conflitto.

Pittura
Per quanto riguarda la pittura possono essere utilizzate tutti gli strumenti e tutte le tecniche pittoriche, come ad esempio i pennarelli, le tempere, gli acquarelli, i colori a dita, il collage e così via. Va tenuto presente che anche la scelta di un certo strumento ha un valore simbolico. Ad esempio i pennarelli, facili da usare e con un tratto nitido e definito, danno sicurezza, le tempere e, ancora di più, i colori a dita sporcano e richiedono un coinvolgimento maggiore (di solito non vengono usati da persone con tratti ossessivo-compulsivo); oppure il collage, che richiede un minor impegno creativo perché si tratta solo di assemblare, viene di solito scelto da persone che si sentono in qualche modo minacciati da un’attività creativa troppo libera. 
La scelta, invece, di usare più strumenti insieme, è indice di grande flessibilità ed è molto utile nello sviluppo del pensiero laterale, che esula dagli schemi classici. Anche il modo in cui i soggetti si avvicinano ed effettuano la scelta ci dice molto di loro.



L'USO DELLA SCRITTURA
L’uso della scrittura in arteterapia prende vari nomi (writing therapy, poetry therapy, bibliotherapy, eccetera) dipendentemente dalla tecnica principalmente usata, ma stanno tutti ad indicare l’uso intenzionale della scrittura come strumento terapeutico. La scrittura viene infatti usata in arteterapia in diversi modi, da scegliere ed adattare a seconda delle caratteristiche delle persone e degli obiettivi terapeutici. Si possono distinguere due modalità di scrittura:
1- modalità attivai soggetti vengono invitati a comporre dei brani poetici o letterari, in maniera libera o a partire da un tema o parole chiave indicati dal terapeuta. In questo caso la scrittura ha principalmente una funzione espressiva e rappresenta un’importante occasione per entrare in maggior contatto con sé stessi, raggiungere una maggiore autoconsapevolezza e nuovi, e spesso inaspettati, insight.
2- modalità passiva: richiede la lettura, secondo un’interpretazione personale, di brani già esistenti. In questo caso la funzione evocativa, e fa leva sui meccanismi di proiezione ed identificazione. L’utilizzo della scrittura è particolarmente indicato con persone molto razionali e che di solito hanno difficoltà a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni, in quanto tradurre in parole le proprie emozioni richiede proprio un lavoro di questo tipo.



LA DANZA
 anche per quanto riguarda l’uso della danza sono state elaborate diverse varianti (biodanza, danzaterapia, danza-movimento terapia), che condividono l’uso del movimento, con o senza musica, come principale strumento terapeutico. Il presupposto teorico su cui si basano queste forme di terapia, è quello in base al quale tensioni muscolari e modalità posturali e di movimento (uso dello spazio, tempi, ritmi, etc.) riflettono tensioni e modalità psicologiche; per cui, lavorare per prendere consapevolezza e sciogliere tali tensioni fisiche comporta l’entrare in contatto e il risolvere i blocchi emotivi e psicologici
La danza può essere vista come un dramma, in cui il linguaggio del corpo sostituisce quello verbale. L’obiettivo principale è mettersi in contatto con il proprio corpo e dare ascolto alle emozioni che vi albergano, ma i benefici dell’uso del movimento e della danza si estendono a più livelli:
- livello fisico: permette di ampliare il repertorio motorio e migliorare la coordinazione ed il tono muscolare;
- livello psicologico: si interviene sulle modalità di espressione di sé e sui livelli di adattamento alla realtà;
- livello sociale: si lavora sul modo di interagire con il gruppo e dunque sulle capacità comunicativo-relazionali.



LA MUSICA
In terapia si parla principalmente di musicoterapia. La musica rappresenta uno strumento molto potente soprattutto per la sua valenza evocativa e regressiva. Fare o ascoltare musica, infatti, attiva le zone ipotalamiche del cervello legate ai più antichi meccanismi di sopravvivenza, mentre il ritmo riporta al contatto con il ritmo cardiaco materno in fase intrauterina: la musica quindi introduce la persona in un’atmosfera psicologica dove la relazione con gli aspetti coscienti di sé si indebolisce permettendo di entrare in contatto con le parti più profonde della psiche.
La musica facilita il rilassamento sia fisico che mentale e migliora tutta una serie di funzioni fisiologiche, come la respirazione, il battito cardiaco e la pressione sanguigna. 


Anche la musica può essere usata in terapia in due forme:
1- forma attiva: cioè producendo musica con diversi strumenti (di solito le percussioni)
2- forma passiva: cioè lasciandosi cullare dalle note di brani musicali scelti dal terapeuta a seconda delle finalità terapeutiche.

Lo scopo è quello di aiutare il soggetto ad esplorare i vissuti emotivi derivati dal contatto con la musica e rielaborare le immagini e i ricordi suscitati.




IL TEATRO
L’idea che il teatro potesse avere effetti benefici e terapeutici, risale fino ad Aristotele e all’antica Grecia. Gli effetti benefici di cui parlava Aristotele, la catarsi che derivava dall’assistere ad una tragedia, erano però di tipo passivo, mentre in arteterapia le tecniche teatrali vengono utilizzate in maniera attiva, come e ai fini della terapia. 
La scoperta del teatro quale strumento terapeutico si deve principalmente a Moreno, ideatore dello psicodramma, ma dopo di lui è stata acquisita e sviluppata dai più svariati approcci terapeutici ed ha trovato largo impiego nei più diversi ambiti di applicazione. Psicodramma, teatroterapia, drammaterapia, playback theatre, etc, hanno tutti in comune l’utilizzo della drammatizzazione quale principale strumento terapeutico. Drammatizzare, e cioè tradurre in azione, permette infatti un accesso più diretto ai contenuti interni del soggetto, che potrà rivivere eventi del passato, elaborare e risolvere i conflitti riattualizzandoli, esplorare i propri “fantasmi” rendendoli concreti ed esterni a sé e quindi più accessibili e più facilmente modificabili o, ancora, sperimentarsi in situazioni nuove accrescendo così le proprie competenze e la conoscenza di sé. 


Le tecniche derivate dal teatro utilizzate in arteterapia sono molteplici e svariate anche perché il terapeuta le applica adattandole via via ai pazienti e alle situazioni e spesso arriva crearne di nuove. Oltre alla rappresentazione vera e propria e allo psicodramma, ci sono:
- i giochi teatrali: usati come “riscaldamento” del gruppo, e cioè per creare l’atmosfera necessaria ad un’espressione libera e spontanea di sé; 
- l’uso delle maschere: solitamente vengono fatte costruire e dipingere dagli stessi soggetti; 
- l’interpretazione di monologhi.



LA CINEMATOGRAFIA
Musatti (1950) è stato tra i primi ad approfondire gli aspetti e le funzioni psicologiche del guardare un film, segnalando l’analogia tra sogno e cinema: sia nei sogni che al cinema le immagini presentano un carattere di realtà pur non inserendosi nella realtà, rispondono ai bisogni immaginari e alle pulsioni più intime permettendone la soddisfazione allucinatoria, e sono sottoposte agli stessi processi intrapsichici: spostamento, proiezione, oblio, eccetera. 
La seduta cinematografica presenta una serie di caratteristiche che favoriscono un coinvolgimento così forte, come l’oscurità, il volume alto, la posizione rilassata, la passività. 



“La visione di un film modifica lo stato di coscienza  di una persona:
lo spettatore viene proiettato in una dimensione
spazio-temporale in cui esiste solo la storia rappresentata sullo schermo, che annulla, almeno temporaneamente , la realtà circostante. Questa nuova dimensione è in grado di suscitare emozioni, indurre alla riflessione su sé stessi e la propria esistenza, inviare spunti per un dialogo, che produrrà mutamenti in coloro che ne sono

coinvolti” (Fata, 2003)





Vengono coinvolti quindi dei meccanismi psicologici:
- identificazione: per cui una carenza o un bisogno interno vengono mitigati attraverso l’identificazione, appunto, delle emozioni e dei vissuti dei personaggi del film;
- proiezione: per cui si affrontano i conflitti interni o gli aspetti più spiacevoli di sé cogliendoli, come oggettivi, nei personaggi del film. 
Rendere consapevoli questi processi è importante a livello di crescita personale.
Anche in questa forma d'arte viene usata nelle due forme:
1- forma passiva: più vicina agli effetti catartici di cui parlava Aristotele;
2- forma attiva: e cioè coinvolgendo il gruppo sia nella stesura della sceneggiatura che nella produzione stessa del film, di cui, ovviamente, saranno i protagonisti.



Le arti possono essere ovviamente utilizzate anche in sinergia: i soggetti disegnano lasciandosi ispirare dalla musica, o rappresentano a livello teatrale o con la danza un certo brano poetico o musicale. Utilizzare insieme diversi registri sensoriali e comunicativi, o passare dall’uno all’altro può essere infatti molto utile per promuovere flessibilità e fluidità e affrontare gli stessi temi da una prospettiva diversa.


http://www.psicoterapia.it/rubriche/print.asp?cod=9023