Vengono utilizzate principalmente le seguenti forme d'arte:
IL DISEGNO E LA PITTURA
Vengono utilizzate in arteterapia per
acquisire o potenziare la capacità di contattare le emozioni e
rappresentarle in una dimensione fantastica attraverso la forma e il
colore. Inoltre, richiedendo l’attivazione della coordinazione
visuomotoria e la capacità di movimenti fini e precisi, comporta un
giovamento anche da un punto di vista strettamente motorio.
Disegno
Il
disegno assume in arteterapia tre significati:
- significato ludico: per creare
- significato narrativo: per raccontare di sé
- significato conoscitivo: per porsi e rispondere a delle
domande.
Il disegno ha un valore proiettivo: permette di esplicitare i propri conflitti e le
proprie ansie che, assumendo concretezza e divenendo finalmente
qualcosa di esterno a sé, trovano finalmente il distacco necessario
per poter essere affrontate in maniera meno ansiogena. Qualsiasi tipo di disegno
contiene aspetti proiettivi che si ritrovano nel modo in
cui viene utilizzato lo spazio (in questo caso il foglio), il tipo di
tratto, e i colori utilizzati.
Il disegno può inoltre essere
utilizzato in arteterapia come strumento di analisi delle dinamiche
di gruppo e del modo in cui ciascun soggetto interagisce nel gruppo: si propone, ad esempio, un disegno di gruppo in cui sia lo spazio
(il foglio), che gli strumenti (colori, matite, etc.), che il tema
sono unici per tutto il gruppo; potranno rendersi evidenti le
dinamiche di potere all’interno del gruppo e le modalità che il
gruppo elabora per la risoluzione degli eventuali conflitti, nonché
il modo in cui ciascun membro si relaziona al gruppo, alle sue
dinamiche di potere e al conflitto.
Pittura
Per quanto riguarda la pittura
possono essere utilizzate tutti gli strumenti e tutte le tecniche
pittoriche, come ad esempio i pennarelli, le tempere, gli acquarelli,
i colori a dita, il collage e così via. Va tenuto presente che anche
la scelta di un certo strumento ha un valore simbolico. Ad esempio i pennarelli, facili da usare e con un tratto nitido e
definito, danno sicurezza, le tempere e, ancora di più, i colori a
dita sporcano e richiedono un coinvolgimento maggiore (di
solito non vengono usati da persone con tratti ossessivo-compulsivo); oppure il collage, che richiede un minor impegno creativo perché
si tratta solo di assemblare, viene di solito scelto da persone che
si sentono in qualche modo minacciati da un’attività creativa
troppo libera.
La scelta, invece, di usare più strumenti insieme, è
indice di grande flessibilità ed è molto utile nello sviluppo del
pensiero laterale, che esula dagli schemi classici. Anche il modo in
cui i soggetti si avvicinano ed effettuano la scelta ci dice molto di
loro.
L'USO DELLA SCRITTURA
L’uso della scrittura in arteterapia prende vari nomi (writing
therapy, poetry therapy, bibliotherapy, eccetera) dipendentemente dalla
tecnica principalmente usata, ma stanno tutti ad indicare l’uso
intenzionale della scrittura come strumento terapeutico. La scrittura
viene infatti usata in arteterapia in diversi modi, da scegliere ed
adattare a seconda delle caratteristiche delle persone e degli
obiettivi terapeutici. Si possono distinguere due modalità di scrittura:
1- modalità attiva: i soggetti vengono invitati a comporre dei brani poetici o letterari, in maniera libera o a partire da un tema o parole chiave indicati dal terapeuta. In questo caso la scrittura ha principalmente una funzione espressiva e rappresenta un’importante occasione per entrare in maggior contatto con sé stessi, raggiungere una maggiore autoconsapevolezza e nuovi, e spesso inaspettati, insight.
2- modalità passiva: richiede la lettura, secondo
un’interpretazione personale, di brani già esistenti. In questo
caso la funzione evocativa, e fa leva sui
meccanismi di proiezione ed identificazione. L’utilizzo della
scrittura è particolarmente indicato con persone molto razionali e
che di solito hanno difficoltà a riconoscere ed esprimere le proprie
emozioni, in quanto tradurre in parole le proprie emozioni richiede
proprio un lavoro di questo tipo.
anche per quanto riguarda l’uso della danza sono state elaborate
diverse varianti (biodanza, danzaterapia, danza-movimento terapia),
che condividono l’uso del movimento, con o senza musica, come
principale strumento terapeutico. Il presupposto teorico su cui si
basano queste forme di terapia, è quello in base al quale tensioni
muscolari e modalità posturali e di movimento (uso dello spazio,
tempi, ritmi, etc.) riflettono tensioni e modalità psicologiche; per
cui, lavorare per prendere consapevolezza e sciogliere tali tensioni
fisiche comporta l’entrare in contatto e il risolvere i blocchi
emotivi e psicologici.
La danza può essere vista come un dramma, in
cui il linguaggio del corpo sostituisce quello verbale. L’obiettivo
principale è mettersi in contatto con il proprio corpo e dare
ascolto alle emozioni che vi albergano, ma i benefici dell’uso del
movimento e della danza si estendono a più livelli:
- livello fisico: permette di ampliare il repertorio motorio e
migliorare la coordinazione ed il tono muscolare;
- livello
psicologico: si interviene sulle modalità di espressione di sé e sui
livelli di adattamento alla realtà;
- livello sociale: si lavora sul modo di interagire con il gruppo e dunque sulle
capacità comunicativo-relazionali.
LA MUSICA
In terapia si parla
principalmente di musicoterapia. La musica rappresenta uno strumento
molto potente soprattutto per la sua valenza evocativa e regressiva.
Fare o ascoltare musica, infatti, attiva le zone ipotalamiche del
cervello legate ai più antichi meccanismi di sopravvivenza, mentre
il ritmo riporta al contatto con il ritmo cardiaco materno in fase
intrauterina: la musica quindi introduce la persona in un’atmosfera
psicologica dove la relazione con gli aspetti coscienti di sé si
indebolisce permettendo di entrare in contatto con le parti più
profonde della psiche.
La musica facilita il rilassamento
sia fisico che mentale e migliora tutta una serie di funzioni
fisiologiche, come la respirazione, il battito cardiaco e la
pressione sanguigna.
Anche la musica può essere usata in terapia in due forme:
1- forma attiva: cioè producendo musica con diversi strumenti (di
solito le percussioni)
2- forma passiva: cioè lasciandosi cullare dalle
note di brani musicali scelti dal terapeuta a seconda delle finalità
terapeutiche.
Lo scopo è quello di aiutare il soggetto
ad esplorare i vissuti emotivi derivati dal contatto con la musica e
rielaborare le immagini e i ricordi suscitati.
IL TEATRO
L’idea che il teatro potesse avere effetti benefici e terapeutici, risale fino ad Aristotele e all’antica
Grecia. Gli effetti benefici di cui parlava Aristotele, la catarsi
che derivava dall’assistere ad una tragedia, erano però di tipo
passivo, mentre in arteterapia le tecniche teatrali vengono
utilizzate in maniera attiva, come e ai fini della terapia.
La
scoperta del teatro quale strumento terapeutico si deve
principalmente a Moreno, ideatore dello psicodramma, ma dopo di lui è
stata acquisita e sviluppata dai più svariati approcci terapeutici
ed ha trovato largo impiego nei più diversi ambiti di applicazione.
Psicodramma, teatroterapia, drammaterapia, playback theatre, etc, hanno tutti in comune l’utilizzo della drammatizzazione
quale principale strumento terapeutico. Drammatizzare, e cioè
tradurre in azione, permette infatti un accesso più diretto ai
contenuti interni del soggetto, che potrà rivivere eventi del
passato, elaborare e risolvere i conflitti riattualizzandoli,
esplorare i propri “fantasmi” rendendoli concreti ed esterni a sé
e quindi più accessibili e più facilmente modificabili o, ancora,
sperimentarsi in situazioni nuove accrescendo così le proprie
competenze e la conoscenza di sé.
Le tecniche derivate dal teatro
utilizzate in arteterapia sono molteplici e svariate anche perché il
terapeuta le applica adattandole via via ai pazienti e alle
situazioni e spesso arriva crearne di nuove. Oltre alla
rappresentazione vera e propria e allo psicodramma, ci sono:
- i
giochi teatrali: usati come “riscaldamento” del gruppo,
e cioè per creare l’atmosfera necessaria ad un’espressione
libera e spontanea di sé;
- l’uso delle maschere: solitamente
vengono fatte costruire e dipingere dagli stessi soggetti;
- l’interpretazione di monologhi.
LA CINEMATOGRAFIA
Musatti (1950) è stato tra i primi ad approfondire gli aspetti e le
funzioni psicologiche del guardare un film, segnalando l’analogia
tra sogno e cinema: sia nei sogni che al cinema le immagini
presentano un carattere di realtà pur non inserendosi nella realtà,
rispondono ai bisogni immaginari e alle pulsioni più intime
permettendone la soddisfazione allucinatoria, e sono sottoposte agli
stessi processi intrapsichici: spostamento, proiezione, oblio,
eccetera.
La seduta cinematografica presenta una
serie di caratteristiche che favoriscono un coinvolgimento così
forte, come l’oscurità, il volume alto, la posizione rilassata, la
passività.
“La visione di un film modifica lo stato di coscienza di una persona:
lo spettatore viene proiettato in una dimensione
spazio-temporale in cui esiste solo la storia rappresentata sullo
schermo, che annulla, almeno temporaneamente , la realtà
circostante. Questa nuova dimensione è in grado di suscitare
emozioni, indurre alla riflessione su sé stessi e la propria
esistenza, inviare spunti per un dialogo, che produrrà mutamenti in
coloro che ne sono
coinvolti” (Fata, 2003)
Vengono coinvolti quindi dei meccanismi
psicologici:
- identificazione: per cui una carenza o un bisogno interno vengono mitigati attraverso
l’identificazione, appunto, delle emozioni e dei vissuti dei
personaggi del film;
- proiezione: per cui si affrontano i
conflitti interni o gli aspetti più spiacevoli di sé cogliendoli,
come oggettivi, nei personaggi del film.
Rendere consapevoli questi processi è importante a livello di crescita personale.
Anche in questa forma d'arte viene usata nelle due forme:
1- forma passiva: più vicina agli effetti
catartici di cui parlava Aristotele;
2- forma attiva: e cioè
coinvolgendo il gruppo sia nella stesura della sceneggiatura che
nella produzione stessa del film, di cui, ovviamente, saranno i
protagonisti.
Le
arti possono essere ovviamente utilizzate anche in sinergia: i soggetti disegnano lasciandosi
ispirare dalla musica, o rappresentano a livello teatrale
o con la danza un certo brano poetico o musicale. Utilizzare insieme
diversi registri sensoriali e comunicativi, o passare dall’uno
all’altro può essere infatti molto utile per promuovere
flessibilità e fluidità e affrontare gli stessi temi da una prospettiva diversa.
http://www.psicoterapia.it/rubriche/print.asp?cod=9023